Recensioni al romanzo "Colonne d'Ercole"
Recensione di Ramona Corrado su BookAdvisor Il libro, pubblicato per ora solo in ebook, è “Colonne d'Ercole”, l'autore è Pelagio d'Afro, l'editore Delos. E lo dico subito, Pelagio è un mio amico, anzi, “sono” amici, perché si tratta di un autore multiplo, costituito da quattro scrittori: Giuseppe D'Emilio, Roberto Fogliardi, Alessandro Papini e Arturo Fabra. Ma che questi quattro ragazzacci d'epoca siano amici non toglie il merito al romanzo. Anzi, proprio perché conosco la produzione pelagica parlo a ragion veduta. Questo è il miglior romanzo che abbiano mai scritto e parlarne è un mio piacere personale. Mi piace dire che si inizia con un omaggio a Dumas, si prosegue omaggiando Salgari e si finisce con un clamoroso omaggio a Verne. Tutto questo in un'unica storia. La trama, detta in due parole senza spoilerare troppo: siamo a Parigi, prima metà del Settecento. Un uomo, che nei secoli successivi sarà ricordato con il nome di Voltaire, durante un breve soggiorno, per così dire, alla Bastiglia sente le urla di un misterioso individuo, soprannominato la Maschera di ferro a causa di una maschera che gli ricopre il viso, prigioniero e torturato in modo indicibile. Nessuno ne conosce l'identità, tanto meno il suddetto futuro Voltaire (nel libro è nominato con il suo vero nome François Arouet). E tuttavia quest'ultimo è così ossessionato dal personaggio che si mette in testa di liberarlo e scoprirne il segreto e perciò chiede aiuto ad alcuni personaggi che diventeranno pure loro primi attori della narrazione. Parte quindi un'avventura inimmaginabile, che porterà dalla Francia alla Svizzera, poi all'Italia fino a finire oltre le Colonne D'Ercole del titolo, e che nulla ha da invidiare agli autori classici nominati all'inizio. L'omaggio cui accennavo è dichiarato. Di Dumas c'è l'iniziale ambientazione francese e il linguaggio usato che richiama i Tre Moschettieri (ma qui i moschettieri non sono i “buoni”), che ti aspetti di sentir dire da qualcuno “In guardia fellone!”, e i duelli di spada; poi non mancano gli intrighi di palazzo e quelli clericali. Di Salgari indubbiamente c'è il viaggio per mare, le battaglie navali fra pirati e soldati, i galeoni e le corvette, un epico arrembaggio, e anche qui dialoghi che richiamano la filibusteria dei variopinti corsari usciti dalla penna salgariana. E infine di Verne si apprezza l'evoluzione fantastica, avventurosa, inverosimile e che tuttavia ti fa credere che possa essere reale e perché no?, profetica. Basta leggere fra le righe. Nella storia accade di tutto, colpi di scena accadono a ripetizione senza perdere mai il filo e ricostruendo un puzzle intricato. La descrizione del periodo e dei luoghi è certosina, funzionale al racconto, i riferimenti storici non mancano, come pure le riflessioni filosofiche (parliamo di Voltaire, no?) e religiose. Forse un peccato veniale sta proprio nella descrizione nel dettaglio dei personaggi, quasi a voler escludere ogni pericolo di non capire l'epoca, il carattere, la storia di ognuno. Ma ripeto, è un difettuccio da poco, che tutto sommato aiuta i lettori più pigri. La preparazione culturale, classica e pure fantascientifica degli autori si tocca con mano, ma la lettura è scorrevole e avvincente, non si può fare a meno di divorare le pagine. Quello che resta all'ultima pagina è la sensazione che ci si trovi di fronte a un nuovo genere di romanzo, a un intreccio insolito, e si cova senza volerlo la speranza che la storia prima o poi prosegua. Insomma, io questo romanzo lo consiglio. Per un divertimento leggero, pur riflessivo, un po' nostalgico e non banale. |
Intervista di Raimondo Montesi su Il Resto del Carlino |